Divenute simbolo di Cavallirio, le tre bianche cappellette allineate, dominano l’abitato dalle colline. Sul frontale della cappella centrale si legge ancora la scritta: “SANTA MADRE DI DIO PROTEGGI IL NOSTRO PAESE”
La loro costruzione da parte di una committenza privata risale alla metà dell’Ottocento. Ora le immagini sono degradate e in attesa di restauro e riproducono Madonne di artisti famosi: Murillo (Bartolomeo Estebàn, di Siviglia 1617 -1682), Guercino (Gian Francesco Barbieri, ferrarese di Cento 1591 – 1666), Gentileschi (Orazio Lomi, pisano 1562 – 1647)
Queste costruzioni designavano, oltre che la proprietà anche il limitare tra l’abitato, le vigne e i boschi. Non dimentichiamo che proprio appena sotto a questa sorta di limes vi era – riferendoci alla memoria collettiva – un lazzaretto ovvero un luogo dove venivano portati coloro che negli anni delle grandi pestilenze (1630 – 1631) avevano contratto il morbo. Si riteneva che in quel luogo si manifestassero simulacri di anime inquiete e ciò stava a dimostrare che ci si addentrava in una zona tabù e perciò rischiosa. Queste credenze erano motivate anche dagli inquietanti ruderi della Torre che sovrastava la zona, le cui origini e funzioni reali si erano perse nella memoria, lasciando però oscuri ricordi, tramandati da generazione in generazione, di presenze umane pericolose, riferendosi anche alla soldataglia posta – un tempo – a guardia dell’importante sito di vedetta. Al di là delle vigne vi erano i boschi; rammentiamo che nel Medio Evo rappresentavano il foris (al di fuori); laddove il bosco è sempre stato una fondamentale fonte di risorse per le comunità, anche per i  i funghi (lëvrin, ciudin, panarèlli, pëtti dal lüv, vacaròli ecc.).


Torna indietro...