I “Casotti” ( “casott” o “casin” in dialetto) rappresentano una caratteristica peculiare del paesaggio collinare delle Terre del Boca nelle quali si concentra la coltivazione della vite.
Si tratta di strutture apparentemente modeste, infatti soprattutto quelli concentrati nella zona di Boca e Cavallirio, presentano due piani, in muratura, con colori e dimensioni di tutto rispetto. A piano terra vi è sovente un camino, un tavolo e delle panche: una vera e propria struttura arredata adatta a soggiornare, compreso un sito per riporre gli arnesi da lavoro. Con una scala si accedeva a un soppalco dove c’erano brande che fungeva da dormitorio. In alcuni casi, da lì si accedeva a una   colombaia, che all’esterno consisteva in una serie di fori nel muro, collegati  all’interno, con funzione di rifugio artificiale per gli uccelli, luogo ideale per la nidificazione di colombacci e rondoni. Alcuni piccoli, prima dell’involo, venivano accuratamente scelti e fornivano un prezioso sostentamento alimentare. Ai lati dell’ingresso, vi erano sovente cespugli di piante aromatiche.


Si tratta quindi di abitazioni in miniatura che rispondevano a tutte le esigenze di un comodo soggiorno durante i periodi di maggior attività nei vigneti. Una caratteristica che balza all’attenzione, soprattutto per Cavallirio, è la loro disposizione a corona e i simboli che recavano bene evidenti sul tetto: il “casin dla butèglia”, con sul tetto una bottiglia in granito, da sempre della famiglia Sartorio; il “casin dla stèla” contraddistinto da un’asta elegante in ferro battuto che riproduce una mezzaluna con una stella centrale, ora di proprietà Corona; sembra sia stato costruito, intorno al 1850,  dall’African, un emigrante in Africa dove pare avesse fatto fortuna, e con questo simbolo avesse riportato  il ricordo del suo soggiorno.

Caratteristico e, forse il più antico, è  “al casott dal Salernu”, che prende il nome dalla località omonima; la sua peculiarità è quella di essere costruito su un voltone, addossato alla collina da un lato e, sotto il quale, ancor oggi, c’è traccia di un’antica viabilità, verso nord-ovest. Il “casin dal Perinciòli” – nome del proprietario di origine valsesiana, come altri valligiani che erano tra i maggiori proprietari delle vigne di Cavallirio, specialmente verso la metà dell’Ottocento – ha come simbolo una grossa palla di granito. Caratteristico è poi il “casin ross” che, ancor oggi, si staglia, proprio per il suo colore, sul verde della vegetazione. Ora è di proprietà Dionisio Luotti che ha mantenuto  con cura fino ai giorni nostri la vigna prospiciente.


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