Ancora nella parte pianeggiante, dove si diparte un sentiero, sulla destra, che sale al Casin róss, nella zona più bassa si trovano i bóri, dove esiste tuttora il lavatoio a terra, usato fino a pochi decenni fa dalle donne di Cavallirio che trasportavano i  pagn spórch da lavè ‘nt la civéra o sóra ‘n carëtin a man. Nella zona  più bassa, proprio sotto l’”orlo”, vi sono, ancora distinguibili, i bóri dla canva ovvero le buche dove si facevano marcire i fusti della canapa, prima della battitura e sfilacciatura. Di notte si vedevano inquietanti “fuochi fatui” dovuti ai gas di putrefazione del materiale organico: i famosi fulètt. Si può supporre che l’appellativo del nostro idronimo Brüsè (bruciato) si riferisca proprio a questo fenomeno.


Il lavatoio rappresenta un unicum paesaggistico e di conservazione della cultura materiale locale

Arrivati al trivio della Cappella – ora ricostruita – si sale in un ambiente caratterizzato da vigneti rigogliosi. Giunti alla Marchetta, scendendo per un piccolo tratto, sulla sinistra nella zona boscata, si trova un’altra sorgiva (da ripristinare) che forniva acqua per i vignaioli.


Torna indietro...